Gestione della videosorveglianza e GDPR
Come si gestisce la videosorveglianza a norma GDPR? Un estratto del botta e risposta tra Andrea Chiozzi e l’Avvocato Barbara Sabellico su RAISE Academy, l’Accademia di Formazione Efficace di PrivacyLab. Il tema è uno dei più controversi in materia di Regolamento europeo per la protezione dei dati personali e riguarda una delle attività più sanzionate dalle Autorità Garanti.
Informativa estesa o cartello: servono entrambi o uno esclude l’altro?
Andrea Chiozzi: Informativa estesa o cartello? Se c’è uno non serve l’altro? Se c’è il cartello, posso non avere una normativa più complessa o viceversa? Dove metto il cartello? Cartello e informativa sono la stessa cosa?
L’informativa per presa visione va firmata?
Andrea Chiozzi: Spesso si chiede di firmare l’informativa sulla videosorveglianza per presa visione. Come la vedi la firma sulla videosorveglianza? Secondo te ha senso?
Accordi sindacali o Ispettorato del lavoro: come si gestisce?
Avvocato Sabellico: Il problema della videosorveglianza è dovuto al fatto che, in passato, il datore di lavoro la usava per controllare il lavoratore durante l’orario di lavoro. Per quanto riguarda gli accordi e le richieste invece, l’accordo interno con l’RSU è il più auspicabile perché più veloce e fatto con i rappresentanti sindacali interni, che sanno che è un passaggio formale, in cui dici che da domani ci sono le telecamere e sei a posto. Anche la richiesta all’Ispettorato adesso è più semplice, una volta dovevi chiamare un geometra, fare la piantina, il cono di ripresa della telecamera eccetera eccetera. Era costoso e sfociava con l’uscita dell’ispettore che andava in azienda e guardava come venivano messe le telecamere. E avere l’ispettore non è mai piacevole. Quando poi sono entrate in vigore le sanzioni del GDPR, la richiesta è stata snellita – non bisogna più indicare dove e come le metti, ma basta dire il numero di telecamere – e i visi possono essere ripresi. Dall’avvio delle sanzioni, le richieste sono state talmente tante che poi l’ispettore ha smesso di andare in azienda. In più, col Jobs Act, è stata introdotta un’ulteriore modifica sulla videosorveglianza che dice che se le telecamere vengono installate su perimetro aziendale per la tutela del patrimonio, non sarebbe necessaria la richiesta di autorizzazione.
Le videocamere sono state installate ma l’azienda non ha fatto nulla
Andrea Chiozzi: Ho la videosorveglianza installata da 3 anni e non ho mai mandato nulla. Cosa faccio? Mi autodenuncio?
Legittimo interesse e videosorveglianza
Andrea Chiozzi: Base giuridica del trattamento. Nel caso della videosorveglianza è il legittimo interesse. Ma per poter usare il legittimo interesse come base giuridica, bisogna aver fatto un’analisi preventiva ed un calcolo sull’interesse dell’interessato e dell’interesse legittimo dell’azienda. Bisogna rendere evidente il calcolo e quindi far sì che questa evidenza sia resa palese. Ti chiedo: una volta che ho la videosorveglianza, devo fare DPIA e tutto il resto e basta quello o devo dare evidenza del calcolo del legittimo interesse?
Ho l’accordo, il via libera dell’Ispettorato, i cartelli e le informative. Sono a posto? No, non sei a posto!
Andrea Chiozzi: “Ho fatto l’accordo sindacale, ho i cartelli, ho le informative… sono a posto con la videosorveglianza!” No, non è vero. Non basta. Devi sapere anche chi può vedere le registrazioni, come può accedere e con quali strumenti. Sei d’accordo?
Gli incaricati: tutti possono vedere tutto? Non va bene!
Andrea Chiozzi: Le persone devono essere incaricate e non tutti possono essere incaricati di vedere tutto. Sei d’accordo?
Avvocato Sabellico: Sì. Bisogna fare un incarico dettagliato, dare le modalità di accesso e le credenziali, spiegare che le credenziali non vanno assolutamente cedute. L’incaricato va istruito e gli va spiegato che, quando va in bagno o si alza per fare la pausa, i computer devono essere bloccati. Se si incarica un esterno, bisogna preoccuparsi di come questo esterno si muove e chi sono i soggetti che vedono le immagini sulle telecamere. Perché non ci dimentichiamo che, soprattutto in certe realtà, che tu guardi Mario o Maria può cambiare la situazione. Quindi se c’è un soggetto terzo, devi sapere chi visionerà le immagini e con chi hai a che fare. Per esempio, se sono la Maserati, la Ferrari, la Barilla – aziende con interessi e affari – sapere che i miei affari sono visti da Peppino Rossi, è un problema. Perché può succedere che uno si faccia assumere dall’azienda di videosorveglianza per fare spionaggio. È successo e può succedere ancora.
Andrea Chiozzi: Quindi la nomina agli incaricati va fatta e se si dà l’incarico ad un responsabile esterno, non si può dire “Ma tanto è un’agenzia autorizzata, si arrangeranno loro…” No!
Avvocato Sabellico: La verifica di compliance e di adeguatezza deve essere fatta anche sul fornitore esterno. E poi c’è anche il patto di segretezza. Perché è sempre un soggetto terzo che mi guarda dentro casa. Non scordiamoci che, ad oggi, la stragrande maggioranza dei Data Breach sono dovuti a: 1) incuranza (Peppino esce e lascia il PC acceso che non va in blocco, e c’è un progetto aperto sul computer); 2) per dolo e quindi la violazione è voluta.
Andrea Chiozzi: E per chiudere la quadra: l’80% dei sistemi di videosorveglianza non è adeguato al GDPR. Alcuni hanno ancora le videocassette: non va bene!
Fonte ufficiale: PrivacyLab